Fascite Plantare

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Cos’è la Fascite Plantare?

La Fascite Plantare è un termine generalmente usato per descrivere l’infiammazione acuta della fascia plantare e delle strutture vicine. Negli ultimi anni si è preferito passare dal termine fascite, che sta ad indicare un evento infiammatorio, al termine fasciopatia plantare in quanto tale patologia inizia con un processo degenerativo dovuto a micro traumi ripetuti da cui originano talvolta degli stati infiammatori. Solo raramente infatti si assiste ad un dolore di tipo infiammatorio della fascia plantare in assenza di danno degenerativo. La fascia plantare è costituita da tessuto connettivo che origina a livello del periostio del tubercolo calcaneare mediale e si inserisce sui tendini dell’avampiede e sulle falangi prossimali. La fascia plantare si comporta come una corda tesa che conferisce rigidità e stabilità all’arco longitudinale del piede e contemporaneamente in grado di assorbire gli urti e permettere flessibilità al mesopiede durante la deambulazione. L’incidenza della fasciopatia plantare è di poco inferiore al 5% nella popolazione ogni anno.

Quali sono le cause ed i fattori di rischio della fascite plantare?

I fattori intrinseci includono:

  • Età compresa tra i 45 e 65 anni
  • Sesso femminile 
  • peso corporeo aumentato (sovrappeso /obeso) 
  • speroni calcaneari che sembrano essere una conseguenza di un eccessiva tensione della regione plantare più che una vera e propria causa
  • intrappolamento dei nervi come nella snd del tunnel tarsale o neurite di Baxter
  • malattia sistemica del connettivo, ipotiroidismo ecc.. 
  • disfunzione biomeccanica con piede piatto, retropiede valgo, accorciamento del gastrocnemio. 

I fattori estrinseci includono calzature rigide, sport di corsa, stile di vita e occupazione lavorativa con numerose ore trascorse in stazione eretta o camminando.

Quali sono i sintomi della fascite plantare?

La maggior parte dei pazienti con la fascite plantare presenta dolore al tallone che si sviluppa insidiosamente, localizzato sulla tuberosità calcaneare mediale e con irradiazione longitudinale nell’arco mediale del piede. Il dolore tende a peggiorare dopo il riposo, spesso al mattino con il massimo fastidio riportato durante i primissimi passi con un miglioramento progressivo durante la prosecuzione del cammino. Nelle attività di impatto come la corsa sopraggiunge al termine con difficoltà nello svolgimento delle stesse.

Come si effettua la diagnosi di fascite plantare?

La diagnosi si basa sull’anamnesi e l’esame obbiettivo attraverso test di provocazione del dolore mediante digitopressione o tensionamento della fascia plantare. Dirimente risulta essere l’ecografia che ci permette di valutare lo stato della fascia plantare e delle strutture annesse. Nei casi dubbi dove il medico sospetti una frattura da stress o edema del calcagno si può ricorrere alla risonanza magnetica. La radiografia risulta spesso inutile e la visualizzazione di una spina calcaneare può portare il paziente ed il clinico meno esperto fuori strada.

Quali sono le cure più efficaci per la fascite plantare?

Nelle prime fasi può essere utile lo stretching applicato più volte al giorno, il ghiaccio ed un ortesi che attutisca l’impatto del calcagno al suolo [1]. Qualora dopo un mese non ci dovessero essere risultati significativi si potranno aggiungere trattamenti fisioterapici manuali, esercizi di rinforzo della muscolatura intrinseca plantare e terapie fisiche strumentali come Tecar, Laser e Ultrasuoni. Se dopo due mesi dall’inizio della seconda fase i risultati non fossero ancora soddisfacenti potremmo proporre terapie infiltrative ecoguidate come la proloterapia ossia una terapia rigenerativa intratissutale con sostanze medicamentose [2] o l’elettrolisi percutanea (EPTE@) che hanno evidenziato particolare efficacia anche nei casi refrattari con effetti collaterali minimi.

Se anche queste metodiche avanzate non dovessero portare a buoni risultati si può passare all’utilizzo di Onde d’urto focali (più efficaci) o radiali e in ultima istanza alla chirurgia che comporta un allungamento funzionale del gastrocnemio o alla fasciotomia totale o parziale.

In conclusione:

  • La Fascite o Fasciopatia plantare è una patologia estremamente frequente  che può limitare le attività di vita quotidiane
  • È fondamentale modificare i fattori di rischio come il peso, le calzature e lo stile di vita.
  • La visita medica è fondamentale per effettuare la diagnosi ed impostare un trattamento idoneo
  • La fisioterapia e l’autotrattamento possono essere efficaci
  • Nei casi refrattari possono essere utili terapie infiltrative rigenerative (proloterapia e EPTE) o le onde d’urto.
  • La chirurgia è da considerarsi solo in ultima istanza.

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